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Novecento – Arte e vita in Italia tra le due guerre (andate a vederla)

Ubaldo Oppi, "La giovane sposa", 1922-24 (Padova, Musei Civici)
Ubaldo Oppi, “La giovane sposa”, 1922-24
(Padova, Musei Civici)

È una mostra ricchissima di fascino Novecento – Arte e vita in Italia tra le due guerre (Forlì, Musei San Domenico, dal 2 febbraio al 16 giugno 2013). E soprattutto intriga il metodo con cui è stata allestita: oltre che dalla vastità dell’esposizione (ho scoperto delle sezioni del San Domenico di cui nemmeno conoscevo l’esistenza), è impossibile non restare colpiti dalla sapienza con cui si sottolinea il legame inscindibile fra vita quotidiana ed estetica, fra la società e le sue produzioni culturali. Tutto è cultura, dai grandiosi progetti architettonici alla potente e modernissima arte grafica, dalla maestà cupa della scultura alla pittura, che assume di volta in volta toni elegiaci, classici, familiari, celebrativi, fino alle calzature di Ferragamo, all’eleganza senza tempo degli abiti e alla bellezza statuaria degli oggetti d’arredo. Quello su cui più mi interessa soffermarmi è la sterile polemica sorta su questa mostra: dov’è che risulterebbe fascista? È molto più fascista, a mio avviso, rifiutarsi a prescindere di vedere che l’Italia serena che ci osserva dai dipinti non è ciò che ci si vuole propinare oggi, ma ciò che era costretta a sembrare allora. È molto più fascista voler rimuovere un intero, imprescindibile pezzo della nostra storia, atto che chiaramente potrebbe condurre a un concreto rigurgito (e forse è già accaduto). È molto più fascista limitarsi a credere che esporre equivalga ad esaltare.

Il che è interessante sintomo dei nostri tempi, dato che una mostra d’arte non è più vista come ricettacolo di ricerca, occasione di approfondimento e aggiornamento degli studi, quanto piuttosto come un’espressione di potere. Lungi dal credere ingenuamente che ciò non sia avvenuto mai (processo del resto ampiamente illustrato proprio dalla mostra di cui si tratta), mi permetto di ritenere che non sia certamente questo il caso. Nell’ambito di Novecento, l’arte e l’esposizione che ha il compito di farla conoscere al pubblico raccontano, e lo fanno nel modo più equilibrato possibile. Proprio il boicottaggio a cui siamo stati esortati è il vero pericolo, proprio quel “non andateci, è fascista” risulta essenzialmente fascista. Io, che personalmente soffro di molte lacune nell’ambito dell’arte contemporanea, l’ho trovata appassionata e appassionante, e politicamente inattaccabile, come dimostra anche l’attenzione per l’arte satirica dell’epoca. Non sarebbe richiesto, lo so, ma se potessi offrirei comunque un consiglio a quei ragazzi che distribuivano volantini colmi di frasi fatte (assai più perigliose di questa mostra) e che abbiamo visto di fronte ai Musei San Domenico in pieno “presidio antifascista”: entrateci in quel museo. Perché credo che non l’abbiate fatto.

CC BY-NC-ND 4.0 Novecento – Arte e vita in Italia tra le due guerre (andate a vederla) by Pantoscopio - Cinema e Arte is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.

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