
A volte le programmazioni televisive sembrano fatte per destino. Nella stessa settimana la RAI propone le prime puntate de I Medici, superproduzione internazionale ideata da Nicholas Meyer, mentre su Sky inizia The Young Pope di Paolo Sorrentino. Due prodotti più diversi non potrebbero esistere.
Sul primo mi tornano in mente le parole che ho letto qualche giorno fa: “La storia, quella vera, dov’è? Semplicemente, non c’è”, afferma lo storico Franco Cardini sulle pagine di Repubblica. Paradossalmente, I Borgia di Tom Fontana erano altrettanto antistorici, ma molto più affascinanti. Tutto ciò che era storicamente inaccurato sembrava adattarsi alla Storia con la S maiuscola come un guanto, quasi assorbendone per osmosi l’autorevolezza. Merito di una regia meno presuntuosa, di una colonna sonora meno invadente, di una caratterizzazione psicologica umana e vera, e di un ritmo assai più vivace e crudo, che si percepisce molto più simile a quello reale.
“Questa è evidentemente la storia che piace a un pubblico il quale non vuole né leggere né imparare, eppure sembra assatanato di voglia di fuggire dal proprio tempo” dice sempre Cardini. Ed è proprio la stessa impressione che ho avuto io leggendo alcuni commenti in tempo reale su Twitter: oltre agli ovvi (e divertenti) riferimenti alla figaggine di Richard Madden e a certi paralleli con Game of Thrones, ecco chi si estasia di fronte al meraviglioso sposalizio arte-Rinascimento-Firenze, chi addirittura grida “finalmente un prodotto di qualità sulla RAI!”, ecc. Tutto ciò dimenticando (o ignorando) scene in cui compaiono affreschi di Vasari (1511-1574) con un anticipo di circa 150 anni, così come “orrori” dal punto vista dei costumi e del trucco in generale. E c’è da pensare che molti giovani telespettatori si accontenteranno di credere alla figura di un bellissimo banchiere che voleva essere artista, piuttosto che farsi venire voglia di cercarlo nei libri. Insomma, questa non è tanto Storia, quanto una storia, raccontata da chi ha scelto di prendersi certe libertà ma non ha bilanciato questa scelta con la qualità del lavoro: come invece è accaduto proprio nel caso de I Borgia, o come in Amadeus, che nomino soltanto perché Meyer l’ha colpevolmente e pubblicamente citato come modello e come spavalda giustificazione.

Credits: Medici: Masters of Florence © Lux Vide e altri 2016
E poi c’è The Young Pope. Le due produzioni sarebbero in realtà non paragonabili: da una parte troviamo una fiction liberamente ispirata a fatti storici, dall’altra il ritratto di un papa mai esistito. Eppure viene spontaneo accostarli, se non altro per l’incredibile abisso che ne caratterizza il valore. Impossibile nel caso della serie ideata da Sorrentino non pensare a La grande bellezza e alla meravigliosa Roma che ne è la vera protagonista. Una fascinazione che il regista aveva già mostrato ne Il Divo: bellissime le scene in cui Giulio Andreotti vagava insonne per le strade della capitale prima dell’alba, gustando l’aria frizzante e il canto malinconico dei gabbani. E Lenny Belardo (nome evocativo di padrini, più che di papi) del Divo ha la stessa statura, seppur ancora in potenza: una personalità dalle infinite possibili sfaccettature, a cui Jude Law regala la performance della vita. Ma il bello non è solo il personaggio di questo papa attraente, infelice e ambiguo, ma tutto ciò che lo circonda: dagli incredibili personaggi che orbitano intorno a lui (meravigliose facce impossibili da dimenticare) alla dimensione estatica della Basilica di San Pietro, dalla Piazza gremita di fedeli sconvolti dai veri e propri proiettili verbali con cui Lenny si presenta al mondo, fino alla relazione carnale fra luce e ombre che tanto ricorda la pittura di Caravaggio.
Barocco, onirico, talvolta manierista: tutti aggettivi che possono applicarsi allo stile di Sorrentino. Eppure non si può fare a meno di apprezzarne l’inventiva (alcuni dialoghi sono memorabili), lo sguardo luciferino, la ricchezza, la corposità dei colori e della luce che sceglie con cura di esaltare. Il rosso delle tonache cardinalizie brilla e satura le inquadrature come brillava la veste di Maria in quel capolavoro straordinario che è la Morte della Vergine: per la prima volta, la Madonna aveva un corpo, e soprattutto un corpo mortale e morto, per dipingere il quale Caravaggio utilizzò il cadavere di una prostituta. Un oltraggio nell’oltraggio già supremo, quello di raffigurare la madre di Dio nell’ultima dimensione totalmente terrena e profondamente umana. Vedremo se Sorrentino seguirà questa via anche per il suo Pio XIII, o se invece, come per ora sembra, lo innalzerà molto al di sopra e molto al di sotto delle umane vicende. Se, come nella sua prima omelia, lo lascerà totalmente nell’ombra.
PS: e comunque continuerò a guardarli entrambi, uno per spegnere il cervello, l’altro per accenderlo.

Credits: The Young Pope © Sky Italia e altri 2016

Parigi, Musée du Louvre
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