
Dimentichiamo la regina Caterina Fanning che balla vestita di nero sulle note di You shook me all night long. È un finale catartico per la fine non altrettanto catartica di una bella serie, tranciata a metà dal committente e che stava iniziando a trascinarsi un po’ stancamente. La vera metal queen è un’altra Caterina. E se in realtà per Caterina la Grande il punk avrebbe funzionato meglio del rock, assolutamente perfetto per Caterina la Serpente è il metal di corte firmato da Bear McCreary. Così ha inizio The Serpent Queen, la serie tv creata da Justin Haythe.

(Credits: The Serpent Queen © Lionsgate Television e altri, 2022)
Un percorso tortuoso
La storia di Caterina de’ Medici è una parabola straordinaria di sofferenza e riscatto, di profondissimo buio e luce conquistata con la forza. Un percorso che è stato oggetto di molti dibattiti e anche molti film: è difficile dimenticare la sobria crudeltà di Virna Lisi in La regina Margot. Orfana erede della grande famiglia fiorentina che fuori dall’Italia passava per una semplice stirpe di banchieri, sballottata da una città all’altra e poi rapita come ostaggio eccellente, finì sotto l’ala di un illustre parente: nientemeno che papa Clemente VII. Giunta quattordicenne in Francia per sposare il duca d’Orléans, ossia il secondogenito del re Francesco I, Caterina si scontrò subito con una situazione davvero poco invidiabile, prima di tutto dal punto di vista personale: per evitare qualsivoglia spoiler a chi vorrà vedere The Serpent Queen, mi limiterò a dire che fra lei e il marito si stabilì una relazione quantomeno sbilanciata. Altrettanto difficile era la sua posizione politica e lo sarebbe stata per lungo tempo: non solo la morte del papa la privò del valore che avrebbe dovuto avere come simbolo d’alleanza, ma, al pari di una futura famigerata regina, anche lei sarebbe rimasta sterile per diversi anni, per poi improvvisamente dare il via a un’infinita serie di gravidanze. Il destino volle che suo marito diventasse Enrico II di Francia e lei la sovrana consorte. Ma al contrario della già citata regina, Caterina avrebbe dato fin da subito prova di carattere con una conveniente modestia, passando per un’influenza discreta e approdando infine al potere.

(Credits: The Serpent Queen © Lionsgate Television e altri, 2022)
Da Caterina a Caterina: costumi e colori
Nella serie è evidente ma ben sfumato il salto d’esperienza dalla giovane Caterina, piena di passione ma già temprata e consapevole di possedere risorse al limite del magico, a quella adulta: accorta stratega, madre sofferente ma silenziosa, è una creatura che tutto osserva e ascolta, una donna di poche parole ben studiate e sussurrate, da cui chiunque finisce per guardarsi. Il suo passo è impercettibile, i suoi movimenti lenti e morbidi. Tutto questo non è evidente solo dal passaggio di testimone recitativo, che inizialmente è una staffetta alternata. È sempre affascinante in questi contesti notare le connotazioni di costume. La designer Karen Muller Serreau è stata attenta ad attualizzare senza eccessi la moda cinquecentesca: sembra quasi di rivedere la collezione FW 1998 di Alexander McQueen per Givenchy (quanto ci manchi, Lee). Ma è importante anche osservare colori e forme. Se dunque per la duchessina interpretata da Liv Hill prevalgono oro, rosso e azzurro, ecco comparire con il passare della storia e degli anni i veri colori di Caterina: il blu astrologico, il verde serpentino e il nero vedovile, alleggerito e purificato solo da un colletto bianco. Perfino nei suoi capelli si intravedono le linee sinuose che ci fanno pensare a una novella e più fortunata Medusa.

(Credits: The Serpent Queen © Lionsgate Television e altri, 2022)
Samantha Morton regna
Agevolata dagli abiti in cui si sente evidentemente sempre più a proprio agio, proprio come nella pelle di un serpente, la Caterina di una strepitosa Samantha Morton si impone senza cedere all’autoesaltazione, guida senza comandare, si nasconde sotto le pietre solo per mordere quando meno te lo aspetti. E intorno a lei il cast risponde con grande impegno: menzione speciale per Ludivine Sagnier, davvero divina nei panni in bianco e nero di Diane de Poitiers, quasi un’anticipazione di Chanel (nella realtà storica, Diane scelse i colori legati alla vedovanza per rendere ben chiara la propria indipendenza femminile). Fun fact: in Elizabeth – The Golden Age, Morton interpretò proprio quella Mary Stuart che in questa serie Caterina si diverte tantissimo a turlupinare.

(Credits: The Serpent Queen © Lionsgate Television e altri, 2022)
«Avete sacrificato XXXX, XXXX, XXXX* per il potere?», chiede la cameriera personale alla regina, di cui è il vero specchio magico. «No. Per la libertà», risponde lei, che solo offrendo un’arancia alla ragazza indossa fin da subito le vesti di un serpente tentatore, sì, ma soprattutto vendicatore. Un finale che ci fa sperare in una tempestiva seconda stagione, fra viole da gamba e chitarre elettriche.
P.S.: chiaramente ho già iniziato a leggere la biografia a cui la sceneggiatura si ispira.
*spoilerfree
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