Quando ho deciso di aprire il mio blog, avevo già in mente di cosa parlare. Ma subito dopo ho trovato di fronte a me tre scelte importanti:
- quale dominio creare;
- quale titolo dargli;
- quale immagine rappresentativa attribuirgli.
Per quanto riguarda la prima scelta, ho pensato che niente fosse meglio di un riferimento al libro di Francesco Casetti che ha tanto influito sulla mia tesi di laurea: L’occhio del Novecento. Cinema, esperienza e modernità (Milano, Bompiani, 2005). Perché il cinema è davvero l’occhio del secolo breve, e lo sarà ancora a lungo: nonostante l’aumento dei prezzi del biglietto, nonostante la carenza di idee, nonostante il web.
Ed ecco il problema del titolo: mi serviva qualcosa di sintetico, efficace e allo stesso tempo evocativo di mondi tutti da scoprire. Ancora una volta le mie ricerche universitarie mi sono giunte in aiuto. In un saggio pubblicato per la prima volta nel 1941 (!) Erwin Panofsky, fondatore dell’iconologia moderna, affermava infatti che «invece di imitare uno spettacolo teatrale già carico di una certa quantità di movimento, i primi film aggiunsero movimento ad opere d’arte originariamente statiche, in modo che l’abbagliante invenzione tecnica potesse raggiungere un trionfo di per se stessa, senza introdursi nella sfera dell’alta cultura. Il linguaggio vivo, che ha sempre ragione, ha ratificato questa scelta sensata quando parla ancora di moving picture (quadro in movimento) o, semplicemente, di picture (quadro)»[1]. Nulla da aggiungere, no?
Ma quale immagine potrebbe mai rappresentare il valore che il cinema ha da almeno 300 anni? Sì, da prima ancora della sua nascita ufficiale. Nel Settecento era nato infatti quel dispositivo visivo, noto come mondo novo o pantoscopio: questo antenato del cinema, di cui si è conservata la dimensione tutta “popolare”, è il soggetto dell’affresco Il mondo nuovo (proprio come il film di Ettore Scola) di Giandomenico Tiepolo. Il primo esempio di pittura in cui rappresentazione della visione e rappresentazione della società si fondono e si specchiano, così come il cinema moderno sarà appunto l’occhio del Novecento.
Tutto torna fin qui.
E poi ho deciso di acquistare un dominio tutto mio. Ho deciso di dare a questo sito il nome Cinema e Arte perché è questo ciò di cui amo parlare, e perché spero di essere utile a chi vorrà fare ricerche sullo stesso argomento. Perché cinema, arte e società si intersecano, si influenzano, si alimentano, a volte si determinano a vicenda.
Perché il Cinema è Arte.
Ora non resta altro che continuare cercare, scrivere e leggere i commenti di chi vorrà lasciare un segno del proprio passaggio. Del resto, l’ha detto anche Edgar Morin: «Il cinema riflette il commercio mentale dell’uomo con il mondo»[2].
Buon viaggio! 🙂

[1] E. Panofsky, “Stile e mezzo nel cinema” (1947), in (a cura di) Alberto Barbera – Roberto Turigliatto, Leggere il cinema, Milano, Mondadori, 1978, p. 242
[2] E. Morin, Il cinema o l’uomo immaginario, Milano, Feltrinelli, 1982, p. 204
Perché pantoscopio, cinema e arte? by Pantoscopio - Cinema e Arte is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International License.
Grande Chiara!!
bello
Ti ringrazio per il tuo passaggio e per averne lasciato traccia! Sto dando un’occhiata al tuo blog: lo seguirò. A presto!
Sei una grande